
La scrittura per Costanza Savini
Ho iniziato da bambina, la prima storia è su un noce ambientata al Lago di Garda si riferiva ad una pianta che era nei campi; mi ispirava il noce. C’è da dire che da bambina ero come sono adesso cioè poco socievole; dovevo stare sempre riguardata a causa di una caduta e questo sicuramente ha fatto sì che la lettura, la scrittura, l’invenzione, comunque l’immaginazione si sviluppassero molto. Spesso spiavo la vita dei grandi, ascoltavo i racconti dei vecchi, specie quelli sconclusionati dove le parole e le cose, per via della demenza, avevano preso altri significati, più vicini in qualche modo a quelli di noi bambini. E i libri, di tutti i tipi, anche bruttissimi, sono stati importanti. I miei amici erano Pippi Calzelunghe, il Barone Rampante a cui invidiavo gli alberi, il terribile Heathcliff di Cime Tempestose… insomma gente tostissima!
La parola ha il potere di “andare” in mondi diversi, è una forma di levitazione in qualche modo. Ognuno (o quasi!) ha un suo strumento attraverso cui “contattare il mondo”, questo strumento può essere la parola, la matematica, il denaro… o tanti altri.
A volte è salvifica, un esempio magnifico è Sherazade nelle “Mille e una notte”, la parola di SHERAZADE inventa mondi, cura la rabbia e salva la vita a molte donne quando il gran visir si innamora di lei, decide si sposarla e pone fine all’ ecatombe in atto. Quindi riconosco alla parola questo potere magico di curare lenire e di creare realtà.
la parola ha il potere di salvarti anche quando riesce a rendere ciò che stai vivendo più sostenibile, quando la vita è particolarmente difficile o dolorosa.
Lo spazio in cui la parola si forma è il silenzio. È dal silenzio che nasce la parola, infatti la forza di un discorso, in certi casi, può essere proprio nei silenzi tra una parola e quella che segue.
Pensiamo alle formule magiche nelle storie; la formula magica detta a voce alta o dentro di sè fa esistere ciò che si sta pensando e pronunciando a voce alta; la parola, detta con una certa intenzione, fa esistere ciò che viene detto.
La scrittura e la parola sono anche dei portali, dei luoghi di comunicazione tra noi e altre dimensioni e non solo. Comunicano anche con l’aldilà ad esempio alcuni scrittori non ci sono più e quindi il libro diventa il luogo d’incontro tra noi e l’altrove in cui sono. Sono una forma di evocazione.
La scrittura è un esercizio dello spirito, una meditazione.
Spesso ho scritto a quattro mani, con Giorgio Celli ed il Prof Di Nino, perchè avvenga è necessaria una grande intesa di spirito.
Scrivere a quattro mani è un’esperienza interessante, per me significa condividere un sogno e un progetto, stimola la capacità di espansione e contenimento di se. Significa scambiarsi un po di vita. Vita e lavoro, la stessa cosa.
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